Siate affamati, siate folli.

Solitamente diffido di chi (o per lo meno non comprendo) si addolora per la morte di un personaggio pubblico, come fosse una perdita privata. Forse perchè credo che dove non c'è affetto reale, non può esserci perdita reale.
E comunque qualsiasi parola postuma alla dipartita di qualcuno famoso, risulta banalissima e finisce sempre con un "Ciao, nomedibattesimo."
Ma poco fa, alla notizia della morte di Steve Jobs, ho provato un senso di dispiacere reale.
Come se il mondo avesse perso un mattoncino piccolo (come siamo tutti) ma brillante.
Un uomo che si è fatto notare per quello che ha realizzato con le sue idee, e che ha intriso della sua personalità il suo successo.
Che ha fatto riflettere molte persone con le sue parole semplici di incoraggiamento a "fare", così rare e umane in un imprenditore.
E che anche con la sua morte, così comune a tantissime altre, fa riflettere sulla inutilità di molte cose raggiunte con il successo e il denaro e sulla semplicità della vita.


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