c'è dell'altro (......)
Un stesso tetto sopra la testa, si chiami matrimonio, convivenza, o collaborazione alle spese, modifica qualsiasi relazione. Era teoria conosciuta già da prima, per Claudio, ma diventata pratica dopo l'esperienza, come sempre accade. Quando erano amanti la passione li univa, e li faceva fremere di tensione ad ogni avvicinarsi e ogni lasciarsi. Il primo abbraccio dei loro incontri era come respirare nuovamente dopo un'apnea, l'ultimo sembrava sempre un temuto addio, che lasciava il posto, nel vuoto del loro stare insieme, ad una realtà solita, più grigia. Come se quegli incontri non avessero a che fare con vita vera, ma fossero sospesi da essa ad un metro da terra, protetti e schermati dalle banali azioni quotidiane, e riservati a evoluzioni dell'anima e dei corpi, che sfioravano mestieri di angeli e demoni. Era facile per Claudio dimenticare le bollette da pagare, le lamentele della moglie ormai fredda, la noiosa ripetizione dei soliti gesti e doveri, fluttuando tra le braccia della nuova amata, morbide, calde e soprattutto non dovute. Nella magica irrealtà di quel segreto calore vivifico lui ritrovava l'energia da riversare sulla realtà, come quando da bambino prima di dormire ti sforzi di ripensare a quelle fantasie che ti piacciono, e ti tengono caldo, e seppur da fantasie, come un dolcificante richiamato al suo dovere, ti aiutano a prendere sonno.
Poi la vita ci mette del suo e anche a loro aveva messo, dopo un paio di scelte forti, un unico tetto sopra la testa. Così l'amante amata si era trasformata in consorte, i primi abbracci in apnea in richiami all'ordine in salotto, i temuti addii in condivisione di bollettini postali, in stanchezza serale e schermaglie su chi avrebbe dovuto comprare il caffè.
Così per Claudio la teoria era diventata esperienza, il tetto testimone di quotidiana realtà, e il posto nella bolla magica di irrealtà era ritornato vacante.
Poi la vita ci mette del suo e anche a loro aveva messo, dopo un paio di scelte forti, un unico tetto sopra la testa. Così l'amante amata si era trasformata in consorte, i primi abbracci in apnea in richiami all'ordine in salotto, i temuti addii in condivisione di bollettini postali, in stanchezza serale e schermaglie su chi avrebbe dovuto comprare il caffè.
Così per Claudio la teoria era diventata esperienza, il tetto testimone di quotidiana realtà, e il posto nella bolla magica di irrealtà era ritornato vacante.
E' vero, hai perfettamente ragione, ma allora cosa si deve fare?
RispondiEliminaGiulio
Caro Giulio, non ho ragione o torto! e soprattutto io non ne ho la più pallida idea di cosa bisogna fare! ho "scritto questa fotografia", solo per fermare qualche scena, nessuna pretesa, se non forse quella di far guardare la realtà, una realtà, molte realtà, neanche tutte le realtà. Io, come molti, spero di essere al di fuori degli schemi, spero che le banali prevedibili vicende non capitino a me. Ma non lo vogliamo tutti? e non siamo tutti, forse in fuga da uno schema per entrarne, senza accorgersene, in un altro?
RispondiEliminaDunque, questo posto non è un opinione. E' uno sguardo un po' amaro e realistico su molte situazioni.
Spero che la tua e la mia non siano così.
Ma se lo fossero... cosa si deve fare? se non vivere, cercando di fare del nostro meglio? :)
In fondo cio' che muove ogni cosa è il sogno che la "bolla di magica irrealtà" non si rompa mai...anche perchè non c'è nulla nella vita che valga come l'Amore.
RispondiEliminaL.
L. sono davvero d'accordo con te... è l'illusione che la bolla non si rompa mai, che forse è di per stessa l'Amore.
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