Il giocatore emotivo
Si dice che i migliori giocatori di poker siano quelli che non esprimono emozioni con il viso. Non si riesce a capire se bluffano o sono ben serviti. Immobili, fermi, silenziosi.
Ci sono poi i fuoriclasse, coloro i quali con il viso, il corpo, le parole, i gesti, esprimono una gamma variopinta e carica di emozioni contemporaneamente. Un attimo hanno la fronte corrucciata, un attimo dopo un sorriso gli aggancia gli angoli della bocca, un attimo ancora dopo gli occhi si sgranano dallo stupore, e dopo pochi istanti gli stessi occhi sono capaci di stillare una lacrima incomprensibile, dolore o gioia?
Quelli sono giocatori invincibili per il tavolo del poker. Come potersi regolare tra uno slalom di emozioni disegnate su un volto? Mentre gli altri rimangono composti, quasi a trattenere il fiato, c'è quello che non sta fermo sulla sedia, ride, s'incupisce. Cosa capire di lui? Avrà un full o una semplice coppia? cos'ha da ridere, a cosa pensano quegli occhi rivolti all'alto? e ora, cos'avrà mai da piangere, o sbuffare furente?
In mano potrebbe avere solo colore e nessuno capirebbe che le guance paonazze lo sono per quello o perchè c'è molto caldo.
E' quello il momento in cui, il giocatore emotivo, tira fuori la sua arma segreta. Non è una carta dal polsino, nessuno bara, nel mondo delle emozioni.
E così mentre tutto il tavolo si convince ormai che tanto can can su quell viso si faccia per coprire un imbarazzo esistenziale, un'inadeguatezza del vivere, un cibo piccante o un pensiero sconcio. Nessuno in quel momento riesce a convincersi che davvero c'è un poker in quelle mani. Che davvero è reale, che dica servito. E lo sia, servito.
Perchè non si capisce, al circo, qual'è il colore degli occhi dei pagliacci.
Quello è il momento in cui , la realtà del tavolo si rallenta, un fotogramma si ferma e lui, il giocatore emotivo, fa la sua mossa.
E rilancia.
Rilancia. Si, e non si capisce un cazzo di dove vuole finire.
Lui rilancia.
Azzarda, perchè è nella sua natura rischiare. E rischiare grosso. E punta tutto quello che ha.
Tutto sul tavolo, con occhi che brillano.
Che sia un gruzzolo, un bacio, una vita. Nessuno lo sa.
Che sia un poker, una doppia coppia, o l'irreale scala reale. Nessuno lo sa.
Per vedere,
bisogna,
appunto,
giocare.
Ci sono poi i fuoriclasse, coloro i quali con il viso, il corpo, le parole, i gesti, esprimono una gamma variopinta e carica di emozioni contemporaneamente. Un attimo hanno la fronte corrucciata, un attimo dopo un sorriso gli aggancia gli angoli della bocca, un attimo ancora dopo gli occhi si sgranano dallo stupore, e dopo pochi istanti gli stessi occhi sono capaci di stillare una lacrima incomprensibile, dolore o gioia?
Quelli sono giocatori invincibili per il tavolo del poker. Come potersi regolare tra uno slalom di emozioni disegnate su un volto? Mentre gli altri rimangono composti, quasi a trattenere il fiato, c'è quello che non sta fermo sulla sedia, ride, s'incupisce. Cosa capire di lui? Avrà un full o una semplice coppia? cos'ha da ridere, a cosa pensano quegli occhi rivolti all'alto? e ora, cos'avrà mai da piangere, o sbuffare furente?
In mano potrebbe avere solo colore e nessuno capirebbe che le guance paonazze lo sono per quello o perchè c'è molto caldo.
E' quello il momento in cui, il giocatore emotivo, tira fuori la sua arma segreta. Non è una carta dal polsino, nessuno bara, nel mondo delle emozioni.
E così mentre tutto il tavolo si convince ormai che tanto can can su quell viso si faccia per coprire un imbarazzo esistenziale, un'inadeguatezza del vivere, un cibo piccante o un pensiero sconcio. Nessuno in quel momento riesce a convincersi che davvero c'è un poker in quelle mani. Che davvero è reale, che dica servito. E lo sia, servito.
Perchè non si capisce, al circo, qual'è il colore degli occhi dei pagliacci.
Quello è il momento in cui , la realtà del tavolo si rallenta, un fotogramma si ferma e lui, il giocatore emotivo, fa la sua mossa.
E rilancia.
Rilancia. Si, e non si capisce un cazzo di dove vuole finire.
Lui rilancia.
Azzarda, perchè è nella sua natura rischiare. E rischiare grosso. E punta tutto quello che ha.
Tutto sul tavolo, con occhi che brillano.
Che sia un gruzzolo, un bacio, una vita. Nessuno lo sa.
Che sia un poker, una doppia coppia, o l'irreale scala reale. Nessuno lo sa.
Per vedere,
bisogna,
appunto,
giocare.
Il bravo giocatore di poker è uno che semina dubbi, nei tempi inaspettati.
RispondiEliminaInfila zeppe di faggio nelle minuscole crepe di granitiche certezze. E le rende dubitabili.
In realtà non compie nulla di fantasmagorico.
Sfrutta le debolezze altrui.
Perchè è un lettore attento di segni invisibili.
I pagliacci del circo sono solo pagliacci, appunto.
E negl'occhi hanno una vena maligna. Detestabile.
Ciao ciao