Vederti nuda è ricordare la terra.
Vederti nuda è ricordare la terra.
Granada, 1898. Nasce Federico Garcia Lorca, poeta e uomo popolare e angelico. Lo amo molto, per la sua carnalità e splendore, per la capacità di ascoltare le voci interiori che lo ha reso cantore di ogni cosa esistente: la vita, la morte, l'amore, gli alberi, la sua chitarra, la sua tristezza. Che ardore nella contemplazione della vita, che intensità e appetito del vivere.
"la grazia e il genio, il cuore alato e la cascata cristallina" ha detto di lui Neruda.
Ingenuo e teatrante, universale e intimo, timoroso e audace, singolare musicista, splendido attore muto, solare e gentile.
Se vivesse ora lo andrei a cercare, sarebbe un pellegrinaggio di cui non mi priverei.
In treno, con qualche diario da riempire, la mia Nikon per raccontare in bianco nero la strada che mi porta a lui.
Lo ascolterei parlare e lo guarderei muoversi, semplicemente e frugalmente come mi immagino farebbe da grande vecchio. Forse gli chiederei come è nato in lui quel verso, quel verso così semplice come grandioso, che racchiude un universo. Vedere (io vedo, ti guardo, i miei occhi sono su di te), te (proprio te, donna mia, donna che vorrei mia), nuda (che ti doni a me, nuda, con le tue colline, le valli e i crepacci), significa non solo vedere, ma ri cordare (una memoria atavica e interiorissima dalla quale siamo nati tutti) la terra, madre generatrice, compagna dei nostri piedi quando camminiamo, nostalgia della nostra lontananza, materia dove germinare i frutti.
Mio caro Federico, sei stato un compendio dell'amore e della Spagna, dell'elevazione spirituale e della polvere popolare. illuminante e profumato, nei tuoi versi, come un cespuglio fiorito.
La tua vita, un furor lieve d'amore e passione, patria e e ribellione, fino alla tua morte, nel 1936.
Mio caro Federico, uomo di Spagna, terra e sangue, visioni e passione.
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