la cura
Ti ho riconosciuto sai, così chiaro, ti vedo. Nello stomaco al tuo pensiero una fame
che dovrebbe piacermi, si dice, e mi graffia invece. Le tue mani troppo chiare e morbide non mi piacerebbero mai, in un altro.
Così la tua imperfetta lascività, e la paura che ti morde le gambe. Pessimi difetti caratteriali.
Ma su te, adesso, curerei anche la malaria. Insopportabile malato, amerei detestarti per i tuoi lamenti. Noterei mentre dormi le rughe più evidenti e lascerei che la barba non fatta ti facesse assomigliare a un vecchio. Probabilmente riuscirei ad amarti di meno.
Forse ti toglieresti da dosso quella disarmante aria da ragazzino che mi invade le notti.
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