Buongiorno,
sto per uscire, inizio questa giornata di sole.
Ho bevuto il caffelatte in terrazza, stamattina, non una gran colazione,
solo un caffelatte in punta di sedia. Però ho guardato il mare,
ho cercato con gli occhi la tua potenziale casetta nuova,
ho fatto mente locale sulle cose da fare oggi,
sul computer da comprare, sulla corsa che voglio fare,
sul tempo che ho e sugli altri impegni urgenti che ho oggi
e che non posso proprio rimandare.
Ho cercato anche di comprendere il mio pensiero su di te,
la pace e l’inquietudine.
La pace e l’allegria che irrimediabilmente provo così spesso accanto a te,
quando facciamo gli scemi e ridiamo, o quando seri ci confrontiamo
e ci raccontiamo i progetti o quando ci desideriamo affondando
nei nostri corpi uno nell’altro
o semplicemente quando ci sorridiamo guardandoci.
Sono felice in tanti momenti,una lieve gioia mi coccola
quando ti vedo sorridere o mangiare assorto o addormentarti pochi minuti
sulle mie ginocchia.
Sono dolcissime ondine di gioia di vivere, certi sguardi divertiti,
certe immagini di te tra la gente che mi cerchi con gli occhi, certe carezze.
E poi c’è la sottile inquietudine che mi sfiora quando rimango sola
e mi accorgo di quanto non ti ho detto e di quanto non mi hai detto.
Quello che non ti dico è per pudore, per paura, perchè mi sento frenata da te,
per timidezza.
Quello che non mi dici è probabilmente quello che non hai da dirmi,
perchè non ami raccontare le tue emozioni, perchè non ci sei abituato,
perchè non ne senti il bisogno.
Mi chiedo certe volte se ti domandi cosa penso profondamente,
cosa provo per te, chi sei per i miei occhi e per la mia anima.
Chissà se certe volte mi leggi il viso o il mio respiro, intimamente, veramente.
Chissà se invece non ti fermi mai a pensarci,
preso dalle cose tue o dalle cose che si fanno.
E’un modo diverso di conoscere però, lo vedo.
Preferisci le cose meno dirette, quasi casuali,
la somma di piccole cose che formano poi il vivere vicini.
Piccole cose, piccoli fatti. Non meno reale, lo so, solo diverso.
E’ vero, non mi guardi molto con la voglia di guardarmi e di conoscermi.
I tuoi occhi chiusi o rivolti dentro di te li conosco già
e più di una volta mi hanno fatto sentire sola.
Mi piacerebbe che nonostante tutto quello che vivi e hai vissuto recentemente,
che voglio dimostrarti giorno per giorno di rispettare e sostenere,
ti ricordassi quando ti sono accanto e sono rivolta davvero verso di te
(con la mia testa, il mio cuore, il mio corpo, le mie cose) che prima non c’ero.
E che niente di quello che vivo con te è abituale per me,
niente è scontato, non sei un altro uomo che fa colazione con me,
non sei l’ultimo con il quale passo le domeniche sere sul divano di casa mia
e non sei l’ennesimo uomo al quale mi concedo così completamente.
Sei tu, siamo noi.
Quello che vedi e che sono con te è tutto scelto e vero,
molto più vero di quanto molte persone pensano,
vedendo il mio forte bisogno di enfatizzare le emozioni,
che non è enfatizzarle per me, ma fermarle, guardarle, ricordarle, capirle.
Lo so che non è facile per te comunicare intimamente,
ci sono momenti in cui c’è una parete di vetro tra noi, fredda e incomprensibile
per il mio cuore, che sbanda e soffre, i quei momenti.
Però vorrei ugualmente stringerti le mani e farti sentire
il pulsare reale dei miei gesti e dei miei sguardi.
Ci vorrà tempo, lo so, perchè tu capisca davvero di che pasta sono fatta,
che non è teatro, ma carne e sangue, e cuore aperto e coraggio e fragilità veri.
Ci vorrà tempo, lo so, perchè io capisca che ci sei davvero, vicino a me,
dopo che siamo stati vicini e la mia anima è sparsa senza limiti sul tuo corpo
e dentro alla mia consapevolezza di esistere.
Il mio aprirmi a te parte dall’anima e finisce nel corpo, e il vortice
che mi travolge è così intimo che mi spoglia dentro, mi rende vulnerabile
e pulsante, profondamente, nella mia essenza.
Dopo, come dopo una violenta tempesta d’amore, mi sento esausta non solo nel corpo,
nella pancia, nel piacere che mi annebbia i pensieri.
Ma nell’anima, che si ridesta, disorientata e senza pelle e guarda
con occhi spalancati cosa c’è intorno, quali mani, quali parole,
quali àncore mi possono riportare nella realtà, dolcemente, rassicurandomi.
Allora, magari senza muovermi, ma ti cerco con tutta me stessa,
nel silenzio improvviso.
E’ importantissimo trovarti, in quel momento, sapere che è vero,
che ci sei, che sei tu, che mi riconosci, che mi accogli,
che ti accorgi di chi sono, dentro.
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