Più è grande più mi piace

Frutta a pezzetti disidratata, confezioni di ananas fresco già pulito e tagliato, un nuovo tipo di formaggio con le venature verdi, un'imperdibile offerta di pomodori perini per la salsa. Poi a sinistra, nel primo corridoio, le paste. Verdi, bianche, gialle, gialle e verdi, gialle e bianche, all'uovo e senza uovo, a ricciolini e a listarelle, ambrate e artigianali. Gli olii, con bottigliette che anche vuote andrebbero comprate. Vado avanti, secondo corridoio, le salse, le maionesi, e poi l'etnico! cous cous, boulgur, tempura e sushi, tacos e guacamole, riso thai, riso basmati e pure il selvaggio nero.
Mi gira la testa, ma avanzo. A noi due, verdure sottaceto, carciofini sott'olio, pomodorini farciti, alici arrotolate. Mi tuffo nella strada della drogheria e via a cremine tira di qua e tira di là, balsami lissliss, unguenti mani di fata. Detersivi ultralavanti, orsacchiotti che saltano su asciugamani, e verso l'orizzonte, le bibite. Coche, fante, birre a tutti i gradi che si vuole con singolo e doppio malto, vini accartocciati e bottiglie frizzanti, vinelli e champagne, accompagnati da patatelle e croccantini salati di tutti i tipi. Volutamente salto tutti i surgelati, mi perderei per ore tra i ricoperti alla nocciola e i preparati per griglia dimare, sofficetti e crocchettine. Consapevolmente scelgo di schivare le calze, calzerotti scaldotti, calze velate su decine di gambette mignon delle confezioni, mutandoni senza cuciture e magliette per la salute del maritino.
Che spenda cento euro o due euro e trenta per un pacchetto di bisoctti, girare per i supermercati mi inebria, mi incanta, mi assorbe. PIù è grande meglio è. Più è alienante e vario, meglio è. Un brivido mi percorre las cheina se una musichetta stile wallmart aleggia tra gli scaffali, e rischio un godimento improvviso se qualcuno mi sfiora il carrellorivolgendomi la solita, celeberrima domanda: Ma tu, questo ammorbidente, l'hai mai provato?

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