scuola d'amanti
























"...Di quelle donne ignoravo quasi tutto: la parte che mi donavano della loro esistenza stava tra due porte socchiuse; l’amore, di cui parlavano continuamente, a volte mi sembrava fatuo come una delle loro ghirlande, un gioiello alla moda, un accessorio costoso e fragile; e sospettavo si dessero la passione insieme al rossetto. La mia vita non era meno misteriosa per loro, e non desideravano affatto conoscerla, preferivano sognarla a modo loro. Finivo per comprendere che lo spirito del gioco esigeva quei travestimenti incessanti, quegli eccessi nelle confessioni e nei rimproveri, quel piacere a volte ostentato e a volte dissimulato, quegli incontri studiati come incontri di danza. Persino i bisticci, si attendeva da me una risposta già prevista, e la bella in lacrime si torceva  mani come sulla scena.Ho pensato spesso che coloro che amano appassionatamente le donne sono sedotti dal tempio e dal rituale del culto quanto dalla dea in persona: si dilettano delle dita arrossate all’hennè, dei profumi, dei mille accorgimenti che dànno risalto alla bellezza e a volte la costruiscono per intero. ( ...) Avrei desiderato molto di più: la creatura umana spoglia, sola con se stessa, come a volte bisognava bene che fosse, per una malattia, o dopo morte d’un primo figlio, o quando allo specchio appare la prima ruga.(...) Confrontavo il volto delle mie amanti al viso arcigno delle donne di casa mia, le econome e le ambiziose, occupate senza posa a verificare i conti della spesa...(...) Faccio di tutto per ritrovare un istante le volute di fumo, le bolle d’aria iridate d’un gioco infantile. Ma è facile dimenticare.... Sono passate tante cose, dopo quei lievi amori, che senza dubbio ne disconosco il sapore; mi piace soprattutto affermare che non mi fecero mai soffrire. E tuttavia, tra queste amanti, ce n’è una almeno una che ho deliziosamente amata. Era al tempo stesso più delicata e più salda, più tenera e più dura delle altre; quel suo torso esile e pieno mi faceva pensare ad una canna. Mi è piaciuta sempre la bellezza del capigliature, quell’onda serica e fluttuante; ma, nella maggior parte delle nostre donne, le chiome sono torri, labirinti, barche, o grovigli di vipere. La sua, consentiva a essere quel che mi piace che siano: il grappolo d’uva delle vendemmie, o un’ala. Distesa sul dorso, appoggiando su di me la piccola testa altera, mi parlava dei suoi amori con mirabile inverecondia. Amavo in lei il furore e il distacco nel piacere, i gusti raffinati, la smania nel tormentarsi l’anima. Sapevo che aveva dozzine di amanti; ne perdeva il conto; io non ero che una comparsa che non esigeva fedeltà".  (da Memorie di adriano di M.Yorcenar)

tesi:
a fare le donne amanti si impara in due modi: o studiando e agendo strategicamente prima, o soffrendo dopo. Se non si conosce nulla dell'argomento, prima, o si è alla prima esperienza del genere, l'unica via è immaginare o informarsi presso amiche e o romanzi rosa. La vera letteratura non insegna niente di utile a riguardo, perchè trama storie eccezionali oppure evidenzia movimenti interiori e analisi di pensiero troppo elevati per scendere a livello di insegnamenti base. Le amiche esperte possono invece dare utili sguardi disincantati sulle questioni nascenti e mettere in guardia tramite le dovute precauzioni. I romanzi rosa infine ( come numerose commediole americane), possono essere propedeutiche per tirare delle grossolane righe al fine di uniformare tutte le storie clandestine riportandole a pochi, sommari, capisaldi.
Nel caso di donne razionali e leggermente fredde emozionalmente (tipo A), il prima ( ovvero lo studio teorico) può bastare per un'impostazione di massima, utile a fare prendere le misure a spanne, per lo meno per dare un'idea del percorso accidentato che si va ad intraprendere.
Nel caso di donne romantiche o appassionate (e con appassionate non intendo solo in ambito sessuale, ma nel totale approccio alla vita) invece (tipo B), il primo modo dell'informazione a priori può forse al massimo fornire una infarinatura per i primi passi, ma viene ben presto accantonato per lasciare il posto alla percezione intensa della passione e dell'innamoramento (quando da vi è, ma è comune, nel donne di tipo B). Ogni teoria quindi si perde per strada, sostituita con l'onda del coinvolgimento, accentuato dal proibito e dai desideri appagati raramente.
Rimane quindi la sofferenza postuma, come mezzo didattico per apprendere il know how dell'amante.
Noi esseri adulti evoluti, però, sappiamo che la sofferenza appare in proporzione all'innamoramento. Più ci si innamora prima più si soffre poi. Appare quindi una possibile scappatoia anche per le donne tipo B, e cioè frenare l'innamoramento in divenire.
Naturalmente, ammesso e non concesso che sia possibile frenare un innamoramento, visto che ciò limiterà la sofferenza a seguire, questo farà cadere la seconda parte della tesi (cioè si impara soffrendo dopo). Ma poco importa. Ripercorrendo passo a passo il meccanismo nelle storie future, la donna potrà riuscire, frenando sempre, a soffrire meno.




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Commenti

  1. Ti stai informando per un prossimo futuro? o commenti uno spiacevole passato? Luca

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  2. Ahaha, forse studio il nemico!! :)))

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