Irrefrenabile mancanza di

Una mano aperta mi spinge da dentro verso lo sterno, premendomi il diaframma, soffocandolo. Un travaglio m'impelle ora, in questo momento. Maledico la mia condizione sociale di donna del 2008, che lavora e costruisce, che si spezza a metà per andare avanti verso un domani più concreto, di madre, di madre che ha priorità naturali, quanto insopprimibili, la vita dei propri figli. La spesa, gli appuntamenti, le corse, le banche, le tastiere, i maglioni da cambiare, i sorrisi da fare, le cose odiose e pratiche che mi tengono sul filo della superficie consapevole . Mi passa la vita interiore a sprazzi, come bolle di un fiume sotterraneo.
Ho bisogno di dipingere, e non me lo posso permettere. Non ora, non alle 9 di mattina, non oggi.
Ho bisogno di andare di là, prendere in mano il tubo del rosso e senza un pensiero logico che sia uno, schiacciare. E prendere la tela, il legno, la carta, e usare il pennello grande, il pennello medio, uno straccio, un dito, il nero, urgentemente, come un amplesso tattile che mi sogno nei sensi e mi da sollievo nel desiderarlo.
Ho bisogno del bianco, diluito, una carezza di calce che mi pulisce e mi allevi questa urgenza.
Violenta, come uno strappo blu.
Il respiro mi si riempie, anche nel pensiero di quello. Ho bisogno. Ho bisogno, di tempo, di spazio, di colore.

Perchè tutto implode in me, e devo devo correre, dentro, in fondo. Fino a perdere il fiato, esausta, con le ginocchia nude per terra, sporca e stanca, e finalmente piangere, insieme alle mie tele, ai miei colori.

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